La Villa, dai Bertoja ad oggi

Questo nobile ed antico casato prosperò durante l'epoca Veneziana a partire dal cinquecento fino ad estinguersi alla fine del Ventesimo secolo proprio nella villa di Motta di Livenza.

Nel corso dei secoli i Bertoja – molto dinamici e avveduti – diventarono tra i più ricchi proprietari terrieri dell'intera Marca Trevigiana occupando i posti più importanti nella gerarchie civili e politiche dell'epoca, come si conviene alle migliori famiglie. Due Notai, tre giuristi, due Canonici, diversi medici e letterati, molti incarichi di rilievo nell'ambito delle principali Confraternite del tempo ed un Pubblico Agrimensore del XVII secolo che ci ha lasciato svariate ed eloquenti documentazioni del suo prezioso lavoro.

Da notare la riuscita politica di equilibrio tra Aristocrazia Veneziana e Chiesa: la famiglia Bertoja si distinse per l'alto numero dei propri componenti che aderì al clero con ben otto suore, di cui due Abbadesse e dieci tra Frati e Parroci, tra cui due Priori ed un Venerabile i odore di santità.

I Bertoja furono anche degli abilissimi produttori di vino ed in epoca Veneziana si erano specializzati nel commercio dei propri prodotti con il Cadore ed i paesi Germanici, vinificando anche le uve del Vescovado e in diverse epoche i Bertoja ricoprirono la mansione di “Stimadori di Vini” una specie di enologi ante litteram.

Villa Bertoja venne ristrutturata ed ampliata da questa Nobile famiglia ai primi del XX secolo, su un corpo centrale ottocentesco, con annessa cantina e parco di piante secolari.  Il mirato intervento di ristrutturazione trasformò quella che era una sobria residenza in una lussuosa villa signorile adatta al loro rango. Furono Il Nobile Agostino Bertoja, farmacista e liquorista e la moglie Clara Mantovani, proprietaria del marchio “Mellin” di Milano, ad operare l'acquisto e la ristrutturazione della villa. I due coniugi formarono una coppia molto in vista e rappresentativa della sfera imprenditoriale di quel tempo.

La storia della villa è legata indissolubilmente ai Nobili Bertoja di Ceneda (attuale Vittorio Veneto) documentati sin dal cinquecento, che l'abitarono per circa un secolo e per molti anni essa fu il centro di rappresentanza di questa antichissima famiglia che verso la fine del settecento si era trasferita a Motta di Livenza.

Prima città di terraferma che si era donata a Venezia e per questo insignita del titolo onorifico di  Figlia primogenita della Repubblica, Motta di Livenza, grazie alla fedeltà dimostrata sempre alla città lagunare, ebbe poi il titolo di Figlia prediletta della Serenissima. Durante il periodo Veneziano Motta raggiunse il suo massimo splendore diventando un  affermato centro commerciale con un importante porto fluviale, punto nodale per lo scambio delle merci tra il Veneto orientale, il Friuli e Venezia.  Il fiume Livenza  veniva utilizzato da secoli dai Veneziani per il trasporto ed il commercio del sale e della seta per raggiungere i loro vasti possedimenti nell'entroterra, fino ad arrivare alla città di Pordenone risalendo, dal Livenza, lungo i fiumi Meduna e Noncello.

Lungo questa strada l'aristocrazia veneziana si era fatta costruire numerose ville in funzione non solo della loro rappresentatività sociale, ma anche quali centri legati all'attività agraria intrapresa dalla Serenissima in terraferma.

La villa è collocata nelle immediate vicinanze del centro storico di Motta di Livenza e pone il prospetto principale in Viale Madonna. Questo viale, risalente alla prima metà del cinquecento, era sorto per collegare il centro storico di Motta con la Basilica della Madonna dei Miracoli, monumentale opera edificata a perenne ricordo dell'apparizione della Madonna ad un contadino del luogo.

La villa fu restaurata, conservandone intatte le originali prerogative architettoniche, a partire dal 1999, anno in cui venne acquistata da Girolamo Michelin, attuale proprietario.

All'interno della villa, nell'antica cantina padronale sotterranea, è stata allestita una esposizione permanente di antiquariato enologico di particolare pregio, dalla pigiatura dell'uva, al travaso e filtrazione dei vini, al riempimento ed alla tappatura delle bottiglie etc.

E' inoltre presente una corposa documentazione storico-genealogica riferita alla famiglia dei Nobili Bertoja, utile per chi volesse avere una più approfondita e particolareggiata conoscenza delle vicissitudini di questo antico casato la storia del quale è stata raccolta nel libro intitolato “L'eredità del passato – Storia di un'antica famiglia nobiliare” il cui autore è l'attuale proprietario.

Dato il notevole interesse storico artistico, l'immobile denominato Villa Bertoja Michelin è sottoposto a vincolo di tutela da parte della Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio del Veneto.

Grazie a queste prerogative la Provincia di Treviso, settore promozione del territorio, ha inoltre conferito a Villa Bertoja Michelin il riconoscimento di “Residenza d'epoca”.

Vigile testimonianza di una lunghissima storia nobiliare di grande prestigio nella quale il vino ha avuto un ruolo preponderante, dal 1999 Villa Bertoja è la sede della Michelin srl ditta specializzata nella progettazione, ristrutturazione e adeguamento tecnologico di cantine in generale che fa capo a Girolamo Michelin, enologo e tecnologo ed a suo figlio Giovanni.

All'interno della villa è attualmente inserita una struttura per l'ospitalità costituita da un'unità abitativa ad uso turistico e da diverse camere arredate di tutto punto.


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Soggiorno

Dislocata nel centro storico di Motta di Livenza, Villa Bertoja Michelin si trova immersa in un grande parco secolare che offre la necessaria tranquillità per quanti vogliono trovare un soggiorno pratico e confortevole nel cuore delle terre Venete.

All’interno della villa sono a disposizione cinque camere da letto ampie e luminose, tutte fornite di bagno privato, oltre ad una comoda stanza per cucina.

Ogni ambiente è arredato con gusto e funzionalità.

Gli ospiti possono scegliere di alloggiare anche nella depandance adiacente la villa ove è dislocata una unità abitativa ad uso turistico costituita da un appartamento di circa 70mq con due camere, cucina e bagno.

Durante il loro soggiorno gli ospiti potranno immergersi in un atmosfera unica che combina l’autenticità e l’eleganza di una residenza d’epoca con i moderni comfort.


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Tradizione Enologica

Degne di attenzione sono le notizie sulla produzione e sulla commercializzazione dei nostri antichi vini. Questa ricerca infatti interessa un territorio, il Trevigiano, da sempre protagonista della tradizione viticola ed enologica e che si intreccia fittamente con le vicende della Nobile famiglia Bertoja.

Sono numerosi i documenti storici che attestano, sin dal Cinquecento, la presenza di figure professionali in ambito enologico (“Stimadori e assaggiatori di vini”) di cui la famiglia Trevigiana vantava innumerevoli esponenti

Reperti che confermano la passione, l'abnegazione e l'accuratezza con cui ci si dedicava a tale nobile attività.

La vite era coltivata in terreni contrassegnati con la dicitura (iniziali che stanno per: Arativo – Piantato – Vidigato) dove la coltura era promiscua e le viti venivano “maritate” ad un tutore vivo che serviva per il loro sostegno, costituito generalmente dall'acero (allora chiamato opio) o dal salice (salgaro) ed a volte anche dall'olmo e dal gelso, o da piante fruttifere quali il ciliegio e il melo.

Allora il nome del vino si identificava scarsamente con il nome del vitigno e per produrre una determinata tipologia di vino si utilizzavano di regola uve di diverse varietà. E per identificare i vini  si usavano appellativi riferiti non tanto al vitigno ma alla diversa provenienza o tipologia dei prodotti:

Vino bianco – il classico prodotto delle colline Trevigiane.

Vino negro – vini rossi con sapore marcato.

Vin de monte – vini provenienti dalla fascia collinare.

Vin de plano – vini di pianura.

In alcuni casi, a fianco di certi vini, veniva indicato oppure più esplicitamente <vino negro misso a boier cò aqua>. L'annacquamento era una pratica usata in particolare su una certa tipologia di vini rossi. All'epoca infatti tra le uve più diffuse c'erano le da cui si producevano vini rossi molto carichi di colore, di elevata tannicità e di sapore asprigno. Questi vini se consumati tal quali risultavano troppo corposi al palato per cui venivano diluiti con l'aggiunta di una modesta percentuale di acqua. Essi erano molto richiesti dalla Serenissima perché, grazie alla loro notevole corposità ed ai loro particolari requisiti organolettici, resistevano molto meglio di altri vini al trasporto via mare, si conservavano più a lungo e ben difficilmente manifestavano problemi di acescenza.

Ma era soprattutto lungo le pendici collinari, dove attualmente regna il Prosecco, che venivano prodotti i vini di maggiore qualità, sia bianchi che rossi. In queste zone vengono spesso citate anche le > che erano  una categoria di vini particolarmente pregiata e diffusa all'epoca. Erano vini dolci, rientranti nella tipologia dei vini cioè non bolliti che equivale a non fermentati, quindi ancora dolci.

Le mostadure provenivano da uve molto mature, con un elevata concentrazione zuccherina ed erano costituite essenzialmente da un mosto non pigiato, sgrondante dalle uve sottoposte a pressione del loro stesso peso. Per impedirne la fermentazione il mosto veniva ripetutamente travasato e chiarificato con che furono utilizzati sicuramente fino a tutto il XIX secolo.

Questi filtri erano costituiti da una serie di sacchi di robusta tela racchiusi entro un recipiente di legno in cui scolava lentamente il  succo filtrando attraverso le maglie del tessuto. Uno di questi antichi filtri, un autentico reperto storico, fa parte della collezione esistente presso Villa Bertoja Michelin a Motta di Livenza.

Le mostadure erano un prodotto assai versatile generalmente ottenuto con uve provenienti dalle zone collinari, adatto per essere consumato tal quale o fatto parzialmente fermentare nel qual caso veniva chiamato essendo soprattutto il consumatore Germanico un assiduo estimatore di questi vini.

E i Bertoja in epoca Veneziana si erano specializzati nel commercio dei loro vini proprio con il Cadore ed i paesi Germanici, vinificando anche le uve del Vescovado. Alla fine del seicento la loro principale cantina, ubicata a Ceneda, in Contrada Cencenighe dietro al loro palazzo, aveva una disponibilità di oltre una cinquantina di botti ed era considerata tra le più ben attrezzate del comprensorio.

Il vino, da queste parti, ha sempre assolto il ruolo di collante sociale e anello di congiunzione tra i diversi ceti della collettività: a partire dai “vini di eccellenza” per le classi sociali più elevate, ai “vini da Messa” per le funzioni religiose, fino alla versione più popolare dei vini allungati con acqua, precursori dell'odierno spritz ed è sempre stato il protagonista delle tavole Trevigiane.

A quel tempo i “vini di eccellenza” avevano una loro importanza anche in campo diplomatico e politico, erano utili per fare omaggi e per curare le pubbliche relazioni, assumendo un grande significato nei banchetti delle classi nobili, ecclesiastiche e borghesi.

Infatti alla tavola dei re si serviva vino, sia nell'Europa dove vive la vite, sia in Inghilterra, Russia, o Scandinavia; ovunque insomma il vino di eccellenza doveva accompagnare i cibi dei sovrani, dei principi, dei nobili e naturalmente dei ricchi mercanti che costituivano l'ossatura della classe imprenditoriale.

In particolare tra il '500 e il '600 la cultura del vino rappresentava uno dei tanti aspetti della tradizione mercantile veneziana e quella del < conoscitore e assaggiatore del vino > era diventata una vera e propria arte nella quale i Bertoja eccellevano avendo esercitato da sempre questa loro passione.

Non a  caso anche nel novecento l'ultimo discendente di questa atavica famiglia, il Nobiluomo Luigi Bertoja, era proprietario di una stimata cantina ubicata nella zona centrale di Motta di Livenza dove venivano prodotti e imbottigliati i migliori vini del territorio fregiati dei più prestigiosi riconoscimenti e nei sotterranei della propria villa aveva allestito una cantina padronale nella quale conservava le migliori specialità e dove ora è ubicata una pregevole esposizione di attrezzature di antiquariato enologico, dalla pigiatura dell'uva, al travaso e filtrazione dei vini, al riempimento ed alla tappatura delle bottiglie etc.

Non sorprende l'eccezionale potenziale qualitativo dei vini oggi prodotti in questo territorio frutto del lavoro, della passione e della tradizione che ci sono stati tramandati da tali straordinari precursori.

E forse era destino che in Villa Bertoja Michelin si dovesse ancora oggi continuare a parlare di vino....


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